martedì 17 febbraio 2015

Carnival time!

Il vestito di Arlecchino


                                        Per fare un vestito ad Arlecchino
                                      ci mise una toppa Meneghino,
                                     ne mise un'altra Pulcinella,
una Gianduia, una Brighella. 
Pantalone, vecchio pidocchio,
ci mise uno strappo sul ginocchio,
e Stenterello, largo di mano
qualche macchia di vino toscano.
Colombina che lo cuci'
fece un vestito stretto cosi'.
Arlecchino lo mise lo stesso
ma ci stava un tantino perplesso.
Disse allora Balanzone,
bolognese dottorone:
"Ti assicuro e te lo giuro
che ti andra' bene li mese venturo
se osserverai la mia ricetta:
un giorno digiuno e l'altro bolletta!



di Gianni Rodari

lunedì 9 febbraio 2015

Aspettando Carnevale!

Pignoccata
Ingredienti: 4 uova
• 400 g di farina
• 50 g di burro
• 50 g di zucchero
• 1 pizzico di sale
PER LA DECORAZIONE
• 300 g di miele
• palline di zucchero colorate
• 1 boccetta d'acqua di fiori d'arancio

TEMPO COTTURA  10-20 min                      
TEMPO PREPARAZIONE  45 min

PORZIONI
4 PORZIONI



PROCEDIMENTO
Le prime notizie storiche sul Carnevale siciliano risalgono al 1600 e riguardano la città di Palermo. Col passare del tempo, la ricorrenza divenne sempre più sfarzosa nella preparazione degli addobbi, dei costumi e delle maschere, realizzando così il desiderio collettivo di evadere dalla routine quotidiana. Il Carnevale di Palermo ha un passato glorioso, costituito da cortei in cui si esibivano numerosi costumi barocchi, palii allegorici e commedie rappresentate in piazza. Il momento magico di questa manifestazione si ebbe soprattutto nel 1700, quando la festa coinvolgeva tutti, dai nobili al popolino.

Le vie cittadine, soprattutto quelle principali come il Cassaro e la Strada Nuova, erano teatro di festeggiamenti e delle Carrozzate, le sfilate delle carrozze patronali che ospitavano i nobili del luogo che amavano mescolarsi col popolo, mentre i teatri cittadini ospitavano numerosi giochi e balli in maschera. Attualmente, la festa palermitana del Carnevale viene vissuta come recupero della memoria e delle antiche tradizioni che l'hanno resa famosa.
Il fasto culinario legato al Carnevale è espressione tipica dell'abbondanza della ricorrenza. Durante la settimana si fa largo uso di sughi di carne e di pietanze elaborate. Come i maccheroni al ragù, fatti a mano con uova e farina e conditi con un ragù preparato con cotenna di maiale e spezie, e l'antico minestrone del giovedì grasso preparato nella Contea di Modica, che unisce verdure come le patate, le fave secche, cipolle, prezzemolo, sale e pepe al lardo di maiale privato di cotenna e tagliato a cubetti; di dolci ricchi come le teste di turco, frittelle dolci ripiene di crema ed uva passa tipiche di Modica, e meno elaborati come la pignoccata, dolce tipico del Carnevale palermitano.
I miei ricordi del Carnevale sono legati alla Palermo degli anni '60. Quel che resta nella memoria è un groviglio di sensazioni fatto di suoni, rumori, colori, profumi e musica, e di gente che si divertiva con poco e di poco, semplicemente passeggiando per i mercati e acquistando i dolci tipici che, agli occhi di una bambina e sotto le luci delle bancarelle, assumevano colori ancor più sfavillanti, mentre gli adulti organizzavano feste in casa con abbondanti buffet e cotillons, oppure andavano a ballare il twist nei locali del centro. Come in quelle scene dei film italiani in bianco e nero, alla fine tutti tornavano a casa un po' brilli e confusi, ma felici. Non senza aver mangiato il dolce di Carnevale tipico. Proprio quello di cui vi parlerò oggi.
Per prima cosa formerete una fontana di farina. Poi, in una ciotola, sbatterete le uova insieme al burro fuso e allo zucchero, e le unirete alla farina, amalgamando bene l'impasto che dovrà assumere una consistenza corposa, fino ad ottenere una palla liscia. Quindi, inizierete a realizzare dei serpentelli che taglierete a tocchetti della lunghezza di un centimetro circa e ai quali darete la forma di palline. Nel frattempo, avrete versato un'abbondante quantità di olio di semi di arachide in una padella dai bordi alti in cui, quando avrà raggiunto una temperatura adeguatamente alta, friggerete le palline fino a farle dorare uniformemente, quindi le disporrete su di un vassoio in cui avrete adagiato della carta che assorbirà l'olio in eccesso. Dunque prenderete un'altra padella con il fondo antiaderente in cui scioglierete il miele e l'acqua di fiori d'arancio a bassa temperatura, quindi aggiungerete le palline, mescolando bene in modo tale da ricoprirle uniformemente. Infine verserete in un unico piatto o, se preferite, in piattini o coppette singole, guarnirete con palline di zucchero colorate e servirete.



da: Cucchiaio D'argento 

domenica 1 febbraio 2015

"Io sono Febbraio"!

                            

 

Vengo subito dopo la merla,
il mio freddo è come una sberla,
sono il mese dei travestimenti,
balli, canti e divertimenti.
scegli la maschera quella più bella.

Sono il più piccolo dei miei fratelli,
per arrivare faccio balzelli.
Ogni quattr’anni, mi allungo di un giorno,
ma l’anno dopo piccino ritorno.

Non sono un sarto, non son calzolaio
non sono dottore e non porto il saio,
ma delle chiacchiere son buongustaio
è stato un piacere, io sono Febbraio.